Estinzione

Estinzione

Sostantivo femminile, dal latino “exstinctio -onis”, derivato di di “exstinguĕre” indica l’atto di estinguersi, cessare, spegnersi. Si parla di estinzione, infatti, quando si descrive lo spegnimento di un incendio o dell’eruzione di un vulcano e, per estensione, anche la cessazione di polemiche o rivolte, oppure per indicare l’annullamento di debito – i mutui, infatti, si estinguono – o ancora per descrivere la cessazione: si estingue una pena, quando si è finito di scontare il proprio debito con la giustizia o persino un reato quando si verificano fatti che, nel codice penale italiano, annullano o cancellano la punibilità (la morte del reo o il perdono giudiziale per i minori di 18 anni, ad esempio).
Si usa la parola estinzione anche per l’arresto graduale di un veicolo o la progressiva riduzione, fino all’annullamento, dell’intensità energetica di una riduzione.
In biologia, il termine “estinzione” descrive la scomparsa di specie, animali o vegetali, dovuta a fattori naturali, come cambiamenti climatici, epidemie, alterazione dei fattori naturali che rendono possibile la vita di una determinata specie: gli studenti si confrontano nei primi approcci alla storia con l’estinzione dei dinosauri, ad esempio. L’”estinzione” di una famiglia o di una dinastia, invece, descrive quello che accade quando si rimane senza discendenza ed è un fatto che nei secoli ha preoccupato tante case reali, che hanno utilizzato le strategie più diverse per non restare senza eredi. Si tratta di un fenomeno che può essere causato anche dall’uomo, con la trasformazione forzata dell’ambiente o, peggio ancora, con lo sterminio. Ed è proprio in questo senso, come cessazione della vita di un gruppo sulla terra, che spesso questa parola viene usata nel linguaggio comune. “Ci meritiamo l’estinzione”, si dice e si legge spesso in rete, per commentare fatti ed episodi di cronaca o persino “…si meritano l’estinzione”, quando si intende prendere le distanze e augurare qualcosa di terribile a qualcuno che riconosciamo lontano e diverso da noi.
E, nelle ultime settimane, si è parlato anche di estinzione delle parole. Sì, perché questi segni, strumenti che utilizziamo per comunicare con gli altri, rischiano di “cessare la propria attività” e scomparire, visto lo scarso uso che se ne fa. A lanciare l’allarme è stato l’editore Zanichelli che ha deciso di segnalare, nell’edizione 2020 del suo famoso dizionario, i 3.126 termini della lingua italiana ormai desueti e, quindi, scarsamente impiegati. Le parole saranno contrassegnate da un simbolo che assomiglia a un fiorellino, e già questo fa venire in mente la cura che, per far sopravvivere i fiori, ad essi si deve dedicare. Oltre a ciò, il progetto per mantenere in vita le parole si affianca all’iniziativa #paroledasalvare. Lanciata a settembre a Milano con l’installazione di un vocabolario gigante e interattivo in Largo Foppa, ha fatto poi tappa a Torino ed è presente proprio in questi giorni a Bologna per arrivare a Firenze dal 12 al 19 ottobre e scendere, nelle prossime settimane, verso Bari e Palermo.
E per salvare dall’estinzione le parole, chi vuole potrà sceglierne una e “farla vivere”, diffondendola, grazie anche al mega schermo interattivo posto nelle piazze, attraverso i propri canali social o, per chi preferisce i mezzi di comunicazione più tradizionali, affrancando e spedendo una cartolina con uno del 3.126 lemmi di salvare.
Un’iniziativa divertente e originale, che coinvolgere attivamente ognuno di noi nell’azione contro l’estinzione o, per essere meno tragici, l’impoverimento della nostra bella lingua. E chissà che condividendo le parole a rischio non si imparino nuovi termini da adottare nella lingua di ogni giorno.
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